Palazzo dei venti
il cielo era sempre grigio
defecava pieno di corvi
anime bagnate in un fiume sacro
uno sputo di tabacco rosso
è quel posto dove l’uomo – va pulito dentro
come un bicchiere sempre sporco
dal fetore negli sguardi – e la fame
artefatto di un profumo che sia caro
ogni cosa andava pulita dentro
era strano un uomo, il suo mestiere
si insinuava nelle orecchie
con uncini di ferro, la mira di uno strabico
era strano quel mestiere
e il nero, il turchese, il verde che brillava
barbe contenute in buffi nodi
una palla indisciplinata di mercanti e santi
mutilati e gigolò in tenute sintetiche
tra diamanti e feci
impressero il terzo occhio con un dito
inerzia di un vegetale
ero come quel palazzo tutto rosa
che con il vento suonava
India 2008