Ieri Angela Merkel è stata chiara ed esplicita: Italia, Grecia e Ungheria devono aprire al più presto gli hotspot.
Dall’Italia invece è arrivata una frenata: prima servono garanzie sui rimpatri e relocation; inoltre, il governo starebbe pensando a un rilancio dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) che sembravano in via di graduale dismissione.
Che cosa sono gli hotspot
Con hotspot si intendono i centri dove le forze dell’ordine italiane, assistite da funzionari delle agenzie europee Easo, Frontex ed Europol, dovrebbero distinguere tra chi ha diritto all’asilo e chi invece va rimpatriato. Quest’ultimo numero si annuncia massiccio e, considerando le difficoltà di organizzare i voli di rimpatrio, è sul tappeto la soluzione Cie, caldeggiata dai vertici della polizia. Queste strutture accolgono ora soltanto circa 400 persone e potrebbero essere potenziate per consentire di trattenere gli irregolari in attesa di essere rinviati in Patria.
Negli hotspot i funzionari svolgeranno le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali di chi sbarca.
Dal punto di vista tecnico, alcune delle 6 strutture indicate per gli hotspot (presso i porti di Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani, Augusta e Taranto) sono già pronte per accogliere i funzionari europei.
Il ministro dell’interno Angelino Alfano ha indicato in due mesi il tempo necessario a far partire il meccanismo che, ha tenuto a sottolineare, “insieme agli hotspot deve tenere necessariamente insieme anche la distribuzione dei 24mila richiedenti asilo fuori dall’Italia, come definito ieri e i rimpatri dei migranti economici”.
Se gli altri bloccano le frontiere, il flusso in Italia resta senza sbocchi
Il governo italiano vuole evitare di restare con il cerino in mano: costretto a trattenere i migranti nei centri come vuole l’Europa, senza che partano quelli destinati ai rimpatri e alla relocation.
In effetti, tenendo conto anche dei controlli alle frontiere ripristinati o minacciati da Germania, Francia ed Austria, il flusso che arriva in Italia rischia di non avere sbocchi facendo saltare un sistema d’accoglienza già al limite, con oltre 100mila ospiti.
E i 24mila eritrei e siriani da distribuire in due anni in Europa non bastano a risolvere la questione.
L’ok agli hotspot sarà quindi una decisione politica, probabilmente affrontata al vertice europee 22 settembre.
Da PANORAMA-
Lo sai dove deve andare la Merkel con tutti i politici europei più quello americano con annesso pontefice? Immagina! Ma perchè nessun immigrato va in Russia? E’ enorme , è in Europa e c’è tanto posto…..
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la russia non è Ue , vai tu a dirigere i flussi…:-)
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mi sembra un po confuso questo flusso …e poi mi sembra che questi hotspot fanno comodo alla germania che oltre a controllare le persone serve anche per far rallentare il flusso stesso di ingresso … ma l’europa è sinonimo di germania? …ma si deve sempre essere comandati? ..
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quando proprio la merkel ha suscitato il vespaio diventando all’improvviso mutter Merk…ora ci ha ripensato… se questa è un’europa!!!
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